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Visualizzazione dei post da giugno, 2010

rivisitazioni a catena...

Appena letto l'invito di Sigrid  alla Festa del Cavolo  mi sono detta: mi ci ficco subito! L'unico dubbio rimaneva la scelta della ricetta, visto che tutte quelle giapponesi sarebbero state da parte mia troppo scontate, quelle ungheresi mi facevano venir da ridere solo a nominarle (tutta colpa di Giu, naturalmente) e quelle dolci tendevo a scartarle per sottili motivi di difficile compatibilità personale con il mondo zuccherino. Il tempo passa e penso: ok, ora che vado in Gran Bretagna coglierò qualche spunto per ribaltare al salato qualche bocconcino del tea-time, come da corretta tradizione inglese.  Poi gli eventi si accavallano, il tempo passa in altre operazioni, il viaggetto è in realtà un lampo iperfarcito ma, appunto, brevissimo ed infine non ho più la testa per mettermici come si deve. Mi accorgo che avrei fatto meglio a sfruttare prima del viaggio risorse già esistenti, tipo il  riso cotto alla giapponese ( in sostanza come  questo ), che mi preparo comunque quas

preferisco rimanere sul semplice...

Restando per il momento in Inghilterra , aspetti curiosi di una civiltà leggermente differente dalla nostra si rivelano evidenti in un piccolo farmer's market incontrato per caso lungo il fiume ad Arundel, sperduto paesino del West Sussex adagiato sotto le mura di un imponente castello medievale. Prima di tutto il contadino sembra quasi fuori posto dietro il suo banchetto di verdure, tanto assomiglia ai personaggi che popolano i pub nei telefilm de La s ignora in giallo ambientati in Gran Bretagna. Dalle basette oserei dire che potrebbe addirittura essere lui il colpevole! Poi l'mperdibile banchetto dei pies : la gastronomia popolare è tutta riassunta in questi tortini di farina e strutto che contengono, a caso tra i presenti: pollo prosciutto e porri, anguilla alla birra, sanguinaccio e mele...   Altra esclusiva sono i formaggi locali. Di tutte le bancarelle questa in specifico mi è rimasta nel cuore, sia per il personaggio che proprio per il suo prodotto: "No

l'importanza di essere (e basta)

Una puntatina al mare di giugno. Non per il sole o la spiaggia, ma per quella sensazione di vacanza, di luogo speciale, di essere in un deciso "altrove". E per stare fuori dalle convenzioni chi meglio di Oscar Wilde? Prima di tutto bisogna assistere alla sua commedia L'importanza di Chiamarsi Ernesto , o almeno leggerne con grazia e cura il testo. Il resto viene da sè, niente di impegnativo: basta prendere una capiente borsa di cuoio, riempirla di fogli di appunti (oppure deporci un bambino, a scelta), recarsi a Victoria Station a Londra, acquistare un biglietto per la linea diretta a Brighton, dimenticare naturalmente la borsa al deposito bagagli, accomodarsi in treno e ricordarsi di scendere alla fermata di Worthing... Si dice che soggiornasse proprio qui Oscar Wilde  mentre scriveva L'Importanza di Chiamasi Ernesto (la traduzione che preferisco perchè non perde il doppiosenso è la molto più sottile Importanza di Essere Franco ), il cui protagonista prende roc

post svogliatissimo...

Ed eccoci con la carovana di Marco Polo approdare a Kashgar, in pieno Xinjiang . La regione dell'attuale Xinjiang è oggi territorio cinese ed è abitato da due distinte etnie, gli Uiguri musulmani ed i Cinesi Han, dalle usanze decisamente differenti anche in tema gastronomico. Il piatto più tipico di antichissima tradizione uigura a Kashgar è il nokot , un'insalata di ceci e carote con cumino, aceto ed erbe fresche. Posso dire che per oggi non ho tanto voglia di parlarne? Ok, l'ho detto. Proverò il nokot più avanti e, se merita, ne farò menzione con tutti gli onori. Ed ora dedichiamoci invece a ciò che mi fa proprio gola, nel clima umido ed afoso di questi giorni. In Cina si dice che fu proprio Marco Polo ad importare in Occidente la pasta cinese, che sostengono essere la più antica del mondo. In realtà sappiamo che in Italia le lagane (lasagne cotte al forno) sono di origine romana e la tria (pasta essiccata e poi lessata) siciliana era prodotta da artigiani speci

viaggi a ritroso ed eroi

Sempre in tema di viaggi alternativi , oggi si parla di quegli inaspettati ma comunissimi viaggi a ritroso di cui sempre ci stupiamo ed in cui inevitabilmente caschiamo ad ogni piè sospinto. L'alibi è una delle tappe del solito Marco Polo, quella del Kashmir , a cui la carovana era approdata qualche giorno fa e che io avevo bellamente ignorato. Sostanzialemene per motivi già spiegati , dato che in verità non mi stancherei mai di seguire le avventure di questo epico viaggiatore di altri tempi.... altro che le saghe di quegli insostenibili eroi moderni che passano le giornate tra inseguimenti in auto, tuffi dall'elicottero e disinneschi di bombe ad orologeria! Dunque viaggio a ritroso per questo blog, dove  la ricetta della tappa precedente viene postata dopo quella della tappa successiva (e va be', niente di sconvolgente); nostalgico e tenero viaggio indietro nel tempo per una (allora) ragazzina affascinata dallo sceneggiato televisivo del 1982 sulla vita di Marco Polo,

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!