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Visualizzazione dei post da aprile, 2012

per favore

Blitz romano. Spunti di ogni tipo, sparsi. Zero tempo da dedicare a riordinare le idee e le emozioni. Neppure le ricette riesco ad organizzare o testare. Ci provo con un paio di foto, poi corro a farmi una zuppina riequilibrante, a compensare l'abbuffata di cibo, cielo e sensazioni con cui Roma mi ha travolta ed atterrata in queste poche ore di permanenza. Non ho tempo per nulla, vorrei adagiarmi in questo ricordo potente a occhi chiusi perchè tornare al mondo reale è difficile. Ma si ricomincia. Magari aiutati da cibo semplice e consolatorio, per ritrovare la calma e la forza necessari per stare vicino ad una persona che sta rischiando la vita senza dirle ogni momento: "per favore, smettila..." Zuppa di grano e spinaci ingredienti per due persone: 100 gr. di chicchi di grano duro precotti 350 gr. di spinaci freschi 1 cipolla 40 gr. di pancetta 1 spicchio di aglio 1/2 litro di brodo vegetale caldo 1 cucchiaio di olio extravergine 2 cucchi

non si finisce mai di imparare...

Confesso con soddisfazione di poter dire questa volta non solo "non l'avevo mai fatto" ma anche "non sapevo che gusto avesse"! Quando ho visto che la ricetta per l' MTC di aprile di Menù Turistico  era la torta frangipane proposta da Ambra di Gatto Ghiotto  sono scoppiata a ridere: si era appena promesso di sviluppare almeno due versioni della ricetta, qualsiasi essa fosse stata, e mi ritrovo non solo con un dolce, ma proprio con una torta che non credo di aver mai mangiato in vita mia... In questo senso diciamo che sono stata pienamente travolta dallo spirito dell'MTC, che è sostanzialmente una sfida con se stessi. Nel mio caso la prova più difficile non stava tanto nell'eseguire una ricetta mai sperimentata, anche perchè bastava seguire pedissequamente le indicazioni e le dosi di Ambra e sapevo di avere una riuscita garantita, quanto nell'inventarmi accostamenti e variazioni su sapori e consistenze di partrenza che dovevo immagirare a loro

imbrunire

Imbrunire. A casa da poco, la fatica di una giornata di lavoro sulle spalle, Bruna leva le scarpe e si siede sul letto. La pioggia picchietta sul tetto, da fuori si sente il cinguettio degli uccellini nascosti tra i rami dell'acero di fronte a casa. Uccellini e pioggia? Non so - pensa Bruna - mi sembra di non averli mai sentiti cantare insieme. Ma quante cose si è persa, mentre viveva? Troppo occupata a correre, a badare che tutto seguisse l'ordine prefissato, che i problemi venissero risolti, i risultati accantonati, gli insuccessi dimenticati. Troppo occupata. Già. E ora siede qui sul letto, da sola, e si accorge che gli uccellini possono catare mentre piove, che la luce è dolce all'inizio della sera, che il sollievo di fine giornata non sta solo nel liberare i piedi dalla tortura dei tacchi. Che sono anni che non sa di vivere. E forse è ora di guardare fuori. La notte è calata, l'acero ora tace, nel buio. La pioggia continua a cadere. Lei sorride, poi ride, poi

una preghiera implicita

Il chawanmushi , questo sconosciuto.   Qualche giorno fa ho discettato perfino su come definirlo (budino salato? custard giapponese? flan di uova e brodo?), mi son fatta venire l'acquolina in bocca al solo pensiero e poi, travolta dalle parole, ho finito per deviare su altre strade, più dolci e nostrane. Colpevole di aver lasciato a bocca asciutta i palati irrimediabilmente filonipponici (tipo il mio), per compensare qui ne racconto due versioni. Stesso procedimento, due stili di ingredienti: uno davvero giapponese, che cito tra parentesi, l'altro in tema decisamente pasquale, visto che oggi è proprio il giorno in cui si celebra la rinascita e la tradizione vuole che sia protagonista sulla tavola l'alimento che meglio la rappresenta, ovvero l'uovo. Fosse stato per me, viste le odierne necessità consolatorie acuite da situazioni che non si sbloccano, avrei potuto mettere in tavola solo piatti giapponesi, per me ad altissimo potere confortante. Ma (qualcuno dice &

la consistenza di un abbraccio

Qualche giorno fa stavo preparando un post su un piatto giapponese che adoro e non sapevo come tradurne il nome in italiano. Al di là del significato specifico della parola chawanmushi , infatti, avrei voluto che il titolo della ricetta rendesse l'idea della consistenza specifica di questa "crema solida di uova" che racchiude piccoli bocconcini a sorpresa, ma non sapevo come fare. Poi ho pensato che c'è una preparazione italiana che conosco bene e che ha la stessa consistenza: in Piemonte tutti la conoscono come bunet o bonet  ma nel resto d'Italia definiremmo un budino al cacao ed amaretti. Senza entrare poi in disquisizioni sulle differenze tra budino e flan, sulla presenza o meno di farina nel "vero" budino eccetera, quel che mi importava era aver trovato una definizione per quella specifica consistenza: il chawanmushi si potrebbe raccontare come un "budino salato". A questo punto probabilmente sembrerebbe logico continuare a parlare d

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!