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Visualizzazione dei post da aprile, 2017

fingiamo che si possa dire: drizzle plumcake alle clementine

Pioggia e 10 gradi a fine aprile? Bene, consoliamoci con un tè caldo accompagnato da una torta. Una di quelle vere, che non preparo (quasi) mai, questa volta a base di clementine, agrumi completamente fuori stagione eppure, chissà come, ancora succosissimi e profumati sul banco del mercato rionale,  mia meta/droga del giovedì, appena posso,  da quando vivo in questa città. Quello che qui chiamo drizzle plumcake in realtà, guardando alle basi della cucina britannica da cui deriva, non è davvero un plum cake e nemmeno un  drizzle cake  nel vero senso del termine. I plum cake nascono nell'Inghilterra del '600 ma esplodono a livello domestico in epoca vittoriana: si tratta di torte gonfiate con il montaggio delle uova, quindi senza lievito (quello chimico, tra l'altro, all'epoca nemmeno esisteva), e addolcite con frutta secca, di solito uvetta, prugne o frutti di bosco, genericamente tutta definita " plums ".  Quando poi le torte hanno cominciato ad

sartù napoletano in stile persiano, per non farci mancare nulla...

La prima volta che ho letto il consiglio di non usare risi ne' stampi diversi da quelli indicati per il sartù di riso  di tradizione napoletana proposto da Madamoiselle Marina  per l' MTC n. 65 di aprile  mi è venuto un colpo! Ho pensato: mannaggia: non posso proporre un shirazi polow-ye qalebi , l'elegantissimo sformato di riso persiano che con il tah dig , la sua ricca crosticina croccante, è un vero capolavoro di bellezza, oltre che di aromi.  Per il maestoso risultato visibile nella foto qui sotto è richiesta una maestria di tocco ed una sapienza di cottura del un riso iraniano a chicco lungo che noi sprovveduti apprendisti italiani stenteremmo ad ottenere al primo colpo... ma anche al secondo e al terzo: almeno a me è capitato così! Peccato non poterne parlare all'interno di una sfida che parla di riso e di sartù. Rinuncio volentieri, però, a raccontare oggi dei tre (più uno!) modi persiani di cottura del riso asciutto: alla fine, mi dico, la vera sfid

salmoriglio alle mandorle per gli arrosticini di una Pasqua "dimessa"

Non è che in tutti questi giorni di silenzio non abbia cucinato. E' che sono sopraffatta dagli eventi e mi sembra di non aver tempo per niente. Trascurare il blog non mi fa sentire in colpa, dunque è la prima cosa che fa le spese della mia fretta di vivere. Ed ecco che ora aggiorno il blog, al volo, come fosse per oggi un semplice archivio di ricette che un giorno magari tornerò anche a commentare come si deve. Aggiungo solo che questa Pasqua a tavola è stata leggera e semplice, con piatti che poi ho ripreso e trasformato per il picnic di pasquetta. Di tutti i dettagli culinari parlerò (con calma?) in un altro post; qui riporto solo la salsetta veloce preparata per profumare dei semplicissimi arrosticini di pecora, quelli attorno a cui è ruotato il pranzo di Pasqua, quest'anno "dimessa" in senso positivo, all'insegna della facilità senza pensieri.  Salsina vagamente ispirata ad un salmoriglio che avevo avuto occasione di assaggiare in una grigliata di fam

tagliatelle al Grand Marnier tra sproloqui sulla cucina di magro

So che c'entra poco con Pasqua, primavera, grandi pranzi e bla bla, ma in questi giorni per varie ragioni mi sto occupando di cucina francese e mi è uscita spontanea una voglia di cibi cremosi, ricchi e grassi, di quelli che fanno tanto male e sono totalmente fuori stagione.  Ricetta veloce, che non pretende di essere altro che il levarsi uno sfizio goloso e francesizza un classico della cucina anni '80 con aromi provenzali ed un liquore agrumato.  A Pasqua non so ancora quanti saremo ne' che preparerò... ed è fantastico. Mi beo nell'ignoranza del futuro prossimo, so che improvvisare sarà deliziosamente rilassante e non penso cucinerò così: sarà di certo qualcosa di molto più fresco e primaverile. In questi giorni "di magro", però, in effetti mi diverte riflettere su una ricettina che fa il verso alla finta cucina di precetto: per la tradizione familiare in cui sono cresciuta, in Quaresima si evitano dolci e snack, il venerdì non si mangia carne ed il V

fragole in salsa di avocado e altra cucina varia da caleidoscopio

Riprendo velocemente un discorso rimasto incompleto, quello della serata in cui mi è apparsa chiara l'interpretazione della  cucina da caleidoscopio , per riportare tutto il menù ed un altro paio di ricettine, semplici nella preparazione ma sempre appartenenti a quello stile di ideazione.  La serata, come accennato nel post iniziale, comprendeva: meloui marocchino con composta di pere, yogurt all'aneto e carotine alla soia parmantier alle spezie indiane con crostini al sesamo sfogliata di zucchine, quartirolo e maggiorana fragole in sciroppo di limone e timo con salsa di avocando e yogurt Del piatto di antipasto non c'è foto perchè non previsto ma messo insieme all'ultimo, quando la mia attuale, deliziosa vicina di casa magrebina si è presentata con un cestino del suo pane ancora caldo, simile a questo: Si tratta del meloui , uno dei tanti fantastici pani piatti marocchini, in questo caso sfogliato: una squisitezza! La dovrò spiare molto più accurata

mac n cheese alla svizzera, coinvolgendo Marco Pierre White

Ho sentito qualche tempo fa Marco Pierre White, famosissimo chef inglese di madre italiana, definire i mac n cheese come una ricetta tipicamente americana. Della cosa sono convinti credo tutti gli abitanti degli Stati Uniti, così come più della metà di loro giura che anche la pizza sia un'invenzione tutta americana. In effetti, visione sciovinista a parte, la versione più diffusa in America ha proprio radici lì, nell'evoluzione della cucina familiare degli eredi di immigrati italiani. Visto che nulla succede per caso, che lo chef propone, come sua interpretazione personale, il piatto non gratinato, che è, appunto, la consuetudine nel mondo anglosassone, ma morbido e filante, a pasta appena condita. Be', sai che novità! Se una certa evoluzione di pasta e formaggio gratinata è partita dagli italoamericani di prima generazione per poi diventare piatto iconico e popolare targato davvero USA, figuriamoci se al futuro chef, quando era bambino, la madre italiana non ha mai p

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!